Attacco hacker ad Asics, azienda giapponese di articoli sportivi: 9 ore di film porno proiettati sugli schermi di un loro negozio.
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Gli attacchi hacker, si sa, sono quasi sempre indirizzati a utenti singoli allo scopo di sottrarre alle proprie vittime dati sensibili e – molto spesso – denaro: sono sempre più diffusi e frequenti infatti gli episodi di crimini informatici aventi come bersaglio i singoli individui, sia privati cittadini che impiegati di azienda, per carpire loro quanto più possibile, e a tale scopo i malintenzionati utilizzano un vasto campionario di strumenti quali il phishing, i malware e i virus trojan, tanto diversi fra loro quanto egualmente pericolosi.
Tuttavia, di rado l’obiettivo degli hacker è quello di arricchirsi o di rubare gli “effetti personali digitali” dei propri bersagli, quanto piuttosto fare notizia e scalpore con attacchi a dir poco singolari, al punto tale da guadagnarsi un’eco considerevole: lo ha imparato a proprie spese la Asics, che di recente è stata oggetto di un “innocuo”, quanto disdicevole, attacco informatico da parte di misteriosi malintenzionati.
L’azienda giapponese, fra i leader mondiali nella produzione e vendita di attrezzatura sportiva di varia destinazione, è salita alla ribalta a causa di quello che dai canali social del colosso nipponico è stato definito un “attacco hacker”, durante il quale sono stati proiettati sugli schermi della propria sede di Auckland (in Nuova Zelanda) dei video a luci rosse, il tutto per diverse ore (l’emergenza è stata contrastata e arginata con colpevole ritardo). In un post sulla propria pagina Facebook ufficiale, la Asics ha dichiarato: “Questa mattina una persona non identificata ha ottenuto l’accesso agli schermi sovrastanti il nostro negozio di Central Auckland e dei contenuti disdicevoli sono stati mostrati sui nostri monitor. Chiediamo scusa a chiunque possa aver assistito a questo spettacolo. Siamo al lavoro assieme alla nostra divisione di sicurezza informatica e software affinché non accada nuovamente”. Un breve comunicato che però rappresenta una vera e propria ammissione di colpevolezza da parte di Asics di essere caduta nella trappola di chissà quale hacker. È curioso notare come questo evento sia stato di gran lunga il più “interessante” per il business dell’azienda giapponese, considerato l’enorme numero di interazioni esterne guadagnate da questo post! Secondo quanto riporta Repubblica, inoltre, “per diverse ore nel fine settimana sono stati trasmessi sui maxi schermi esterni dei contenuti pornografici, fino a che domenica mattina sono arrivati i commessi del negozio che hanno ripristinato i normali video promozionali”, mentre il locale New Zeland Herald ha molto più laconicamente titolato “sex and the city” il proprio trafiletto di cronaca in cui raccontava il surreale episodio, raccogliendo inoltre la testimonianza di una guardia giurata del negozio secondo la quale “se da una parte alcune persone sono rimaste scioccate, molte altre si sono semplicemente soffermate sotto al negozio a guardare”. Sempre secondo questo approfondimento, l’attacco sarebbe durato nove ore in tutto.
L’episodio, che pure suscita inevitabile ilarità in chi si trova a leggerlo e raccontarlo, deve far riflettere sulla necessità delle aziende, grandi e piccole, di dotarsi di sistemi di protezione informatica adeguati alle proprie esigenze di business: sottovalutare i rischi della rete, come in questo caso è avvenuto, può causare “effetti indesiderati”!