WordPress a rischio per il solito plugin
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L’utilizzo di WordPress quale piattaforma CMS è uno di quelle cose che si definiscono tipicamente come uno “standard de facto”; il motore open-source per la costruzione di siti, blog e tutto quello che potete immaginare nel mondo del Web 2.0 è tra i più diffusi al mondo.
Sviluppato nel lontano 2003 in PHP con il backend dei dati realizzato mediante una istanza MySQL (ora Oracle), conta ad oggi oltre 700 milioni di siti, pari a circa il 43% del totale (stimato) del web pubblico.
Vanta tra i suoi utilizzatori alcune tra le “Fortune-500” (vedi https://wordpress.org/showcase/tag/fortune-500/), ossia le 500 più grandi aziende statunitensi così come stilate dalla periodica classifica redatta dalla rivista di settore Fortune. Tra queste ricordiamo solamente alcune aziende come Disney, Sony Music, Microsoft, ed altre certamente di grande calibro.
Purtroppo (parafrasando un altro detto) da gradi onori derivano grandi oneri, ed in questo l’onere più pesante è certamente quello di mantenere alto il livello di sicurezza del prodotto.
Compito difficile quando si ha una struttura estremamente personalizzabile mediante software di terze parti, quindi fuori dal controllo diretto. Sia chiaro: non è che il cuore del sistema CMS WordPress sia di per sé perfetto e che non soffra storicamente di limiti e problemi di sicurezza, ma è innegabile che la pletora di plug-in abbia innescato innumerevoli problemi di sicurezza, nonché una enorme difficoltà nell’analizzare le differenti condizioni di utilizzo delle componenti in uso nei siti.