Negli ultimi anni il termine è divenuto sempre più protagonista della cronaca, sociale e politica.
Il problema dell’informazione è un problema antico: malafede, fini secondari, “veline”, connivenze, interessi. Tutto ha sempre minato la credibilità dell’informazione, quella “certa informazione” che non si sa mai quale sia, e che è sempre differente da “quell’altra”, quella che dovrebbe essere buona, garantita, certa. Ma come orientarsi?
Fake news è dunque un termine anglosassone per qualcosa che conosciamo da sempre, diffidiamo da sempre (con quell’istinto al complotto, alla dietrologia che un po’ stuzzica tutti) e con cui conviviamo da sempre. Se vogliamo però, fake news identifica una particolare forma di informazione drogata, quella costruita “scientificamente” con l’intento di ingannare, con l’intento di raggiungere un fine all’insaputa dei fruitori (e non semplice approvazione come nei giornali di partito che parlano “ad una parte”, accomodanti e sollecitanti).
Estate torrida in tutti i sensi: anche nel mondo della cybersecurity si respira con affanno, e non è per il solo caldo.
Tra i big vendor alle prese con problemi di sicurezza, questa volta tocca a VMWare che ha realizzato una serie di correzioni in tutta una serie di suoi prodotti, un lavoro intenso a correzione di vulnerabilità serie.
Se ne ha notizia con il bollettino VMSA-2022-0021 (https://www.vmware.com/security/advisories/VMSA-2022-0021.html) da parte della softwarehouse di Palo Alto in cui si indicano ben 10 CVE con un intervallo di criticità tra il 4.7 e il 9.8. Diversi i prodotti coinvolti: VMware Workspace ONE Access (Access), VMware Workspace ONE Access Connector (Access Connector), VMware Identity Manager (vIDM), VMware Identity Manager Connector (vIDM Connector), VMware vRealize Automation (vRA), VMware Cloud Foundation e vRealize Suite Lifecycle Manager.