Il 10 maggio Microsoft ha rilasciato il canonico aggiornamento mensile: May 2022 Patch.
Anche in questo caso non si è trattato di un aggiornamento di poco conto, non solo per la pletora di software di sistema coinvolti, ma anche, e soprattutto, visto che ha risolto ben 73 problemi di sicurezza, tra cui 2 vulnerabilità 0-day delle quali 1 già “vista in natura”.
Anche la gravità delle vulnerabilità non è di poco conto: si hanno 6 vulnerabilità critiche e 66 importanti. Anche il tipo di sfruttamento è da tenere in considerazione, in quanto oltre la metà delle vulnerabilità sfrutta Remote Code Execution (RCE) e Elevation of Privileges (EoP) quali metodi di attacco.
Vediamo in dettaglio alcune delle vulnerabilità risolte.
Non è propriamente un elemento dell’ecosistema Microsoft, ma in architetture complesse la convivenza con altri sistemi è necessaria, pertanto non è poi così impossibile pensare alla presenza attiva si un servizio Network File System (NFS) in ambiente Microsoft. Ed è proprio questo servizio, nella versione 2 e 3, che con la vulnerabilità critica (ha ottenuto da Microsoft un CVSSv3 di 9.8) CVE-2022-26937 rischiava di venire espugnato da un attaccante remoto e non
Chi di noi possiede un conto corrente bancario sa (o dovrebbe sapere) che oggi può disporre di servizi online per evitare di recarsi fisicamente allo “sportello”.
Chiamatelo “Online Banking”, “Home Banking”, oppure “Internet Banking”, ma avrete semplicemente a che fare con una differente definizione che l’istituto bancario ha scelto di utilizzare per medesimi servizi.
Il vantaggio di poter operare comodamente da casa (ma anche fuori, mediante le estensioni mobile degli stessi servizi) è senza dubbio grande: benché gli sportelli bancari non siano proverbialmente noti per conoscere infinite code come altri servizi all’utente, poter evitare di recarsi fisicamente alla banca per un semplice estratto conto (anche solo allo sportello ATM) e per le periodiche attività di pagamento (tasse, forniture servizi, ecc) migliora la vita.
Ma tutti questi vantaggi si devono in qualche modo pagare: lasciamo stare i costi che gli istituti richiedono per questi servizi (non sempre economici su conti correnti già affatto remunerativi per la clientela, con tassi di interessi sui depositi ormai “sotto zero”), ma concentriamoci sui costi derivati dal rischio che assumiamo nell’usare questi servizi online. Rischio, esatto, in quanto la scelta di operare al di fuori